Sono sempre stato incuriosito dai personaggi di Latina. Questa mia curiosità nasce dai miei cinquant’anni di negozio, dove ho visto passare tutto il mondo della mia bizzarra città. Ho avuto l’opportunità di conoscere tante persone. Molte si confidavano o, semplicemente, parlavano per il solo gusto di conversare. I negozi di una volta avevano un ruolo sociale ben definito. Poi sono arrivati i supermercati, i centri commerciali, le catene nazionali e quel ruolo si è via via perduto. I negozi dove è ancora possibile avere rapporti confidenziali sono una rarità. Anche le lavanderie, sono diminuite a vantaggio di quelle a gettoni senza lavanderine… Erano i primi anni Cinquanta, quando nella prima tintoria di Latina venne a fare scuola, alle apprendiste, una bella ragazza romana, Giuliana Cerioni.
La storia che sto per raccontarvi passa attraverso la mia passata vita lavorativa. Erano gli anni Novanta e mio padre decise che per distinguerci dalla concorrenza, i dipendenti dovessero indossare la divisa: camicia con il logo per i commessi e camice bianco per i tecnici. Per lavare i panni lavorativi, fece un accordo con la signora Giuliana Cerioni, una bella signora che aveva una tintoria in via Oberdan a Latina. Ricordo che riportava personalmente l’abbigliamento da lavoro pulito e stirato alla perfezione. Ora ha novantadue anni e di fatto appartiene alla storia della nostra città, e quindi ho deciso di raccontarla.
La storia di Giuliana Cerioni da Roma a Latina… per amore
Giuliana Cerioni nasce a Roma il 29 gennaio del 1932, quarta di otto figli, di cui uno morto di meningite a soli due anni. Il papà, Raffaele, è un ricco ereditiero romano di settima generazione, a cui piace fare la bella vita. Frequenta i salotti buoni, è amico di Gabriele D’Annunzio, di Eleonora Duse… È un assiduo frequentatore del circolo inglese. È poliglotta, ma soprattutto non resiste al fascino femminile. Insomma, per riassumere in una sola parola: è un “Viveur”. Con lo scoppio della guerra, però, il circolo non potrà più frequentarlo: gli inglesi ormai sono nemici.
La mamma, Gina, proviene anche lei da una ricca famiglia di Rocca Sinibalda, in provincia di Rieti. Ma lei, giovanissima, per fuggire con l’amato Raffaele, taglierà i ponti con la sua famiglia. Sarà addirittura diseredata e mai perdonata. Nonostante i continui tradimenti e il fallimento economico, amerà Raffaele per tutta la vita.
A Roma la famiglia Cerioni vive nel cuore di Roma, in via Fontanella Borghese. Giuliana frequenta le scuole elementari a singhiozzo, a causa dei continui allarmi antiaerei. Dopo la quinta elementare, è costretta ad andare a lavorare. A tredici anni, finita la guerra, trova lavoro in una lavanderia in via Campo Marzio, come ragazza di bottega.
Porta i panni puliti a domicilio. Nonostante sia ancora adolescente è già molto attraente e gli uomini, soprattutto anziani, vorrebbero approfittarne, ma lei sa difendersi molto bene. Giuliana vincerà anche qualche concorso di bellezza.
Passati due anni riesce a trovare un posto migliore, in una vera tintoria a secco, “La Rinnovatrice” sempre nel centro storico di Roma. Lì, potrà finalmente imparare il mestiere, grazie all’insegnamento dei proprietari; sor Oreste e sor Augusto, quest’ultimo originario di Bassiano. Giuliana diverrà una vera maestra. Stira divinamente e tutti i clienti, appartenenti all’alta borghesia romana, chiedono di lei.
L’incontro fatale con Latina
Nel 1951, due nipoti di sor Augusto, Alfio e Felice Coluzzi, decidono di aprire la prima tintoria di Latina, in Corso Matteotti, la chiamano “Iride”, ma non hanno personale adatto per l’uso dei ferri da stiro e le macchine per il lavaggio a secco professionali. Chiedono aiuto allo zio che gli propone per qualche mese Giuliana a cui proporranno uno stipendio molto più alto. Ma prima di accettare dovrà chiedere il permesso alla madre: “Vado a lavorare a Latina” “E dove sta?” chiede la mamma: “Non lo so, forse vicino Littoria” risponde Giuliana. Dopo l’assenso inizierà a fare la pendolare.
Oltre ad insegnare alle ragazze i macchinari della tintoria, nei momenti di pausa guarda quella nuova città con curiosità, anche se si sente fuori luogo, abituata a Roma e alla borghesia romana. Le appare tutto fuori tempo. Ma per lei quei mesi saranno fatali: conoscerà un ragazzo di Latina del quale si innamorerà perdutamente, la storia andrà avanti per un anno. Poi scoprirà i suoi tradimenti e, memore dei patimenti subìti dalla madre, deciderà di allontanarsi e rimanere a Roma.
Ma i titolari della tintoria la reclamano perché i clienti chiedono di lei. Alla fine cederà e tornerà a Latina, anche per dare uno smacco al suo primo amore. Accanto alla tintoria c’è l’officina del signor Tari (oggi Dalla Libera). Lì lavora un bel ragazzo alto, fa il meccanico. Originario di Terracina: si chiama Alberto Gasbarroni. Dagli anni ’40 abita in Piazza Roma con la famiglia. Giuliana lo adocchia e un po’ lo provoca: vorrebbe far ingelosire il suo ex. Vanno a ballare, si divertono, giungeranno anche primi in qualche gara di ballo organizzata all’Hotel Fogliano.
I due ragazzi stanno bene insieme: presto nascerà una vera storia d’amore. Ma dopo qualche mese Alberto risponderà a una chiamata: come tanti italiani di quel tempo, partirà in nave per il Sudamerica in cerca di fortuna. Giuliana e Alberto si sposeranno lo stesso, ma per procura, nella chiesa Santa Maria Goretti appena inaugurata. Lei lo raggiungerà in Venezuela dopo otto mesi dal matrimonio. A Maracay Alberto ha aperto un’officina in società con un meccanico siciliano. Ma la nostalgia per la loro terra è infinita. In Venezuela nascerà il loro primo figlio, Mauro.
Poi Giuliana, nel 1959, dopo cinque anni vissuti da emigranti, lo convincerà a tornare in Italia, a Latina. Alberto si arrangerà inizialmente con piccoli lavoretti, mentre Giuliana si guarderà intorno. In via Oberdan c’è un negozio libero e immagina una tintoria tutta sua. Il proprietario è una persona gentile e disponibile: il tipografo Filippo Ferrazza. Si mettono d’accordo, però lei lo avvisa che per il primo mese di affitto dovrà attendere i primi incassi. Lui la rassicura e le dice di non preoccuparsi.
Nel 1959 il sogno di Giuliana si avvera, la tintoria la chiamerà come quella in cui ha lavorato da giovane: “La Rinnovatrice”. Il signor Ferrazza, alla fine, le regalerà i primi tre mesi di affitto. Le cose andranno molto bene. Alberto l’aiuterà nel lavoro e si occuperà delle riparazioni dei macchinari, lo farà anche per le altre tintorie della città. Negli anni Sessanta ne apre una seconda nel quartiere nascente di via Isonzo. A Latina nasceranno altri tre figli: Emanuela, Antonella e Adriano. Tutti poi laureati, oltre al primo figlio Mauro.
A metà degli anni Novanta cederà l’attività di via Oberdan. Ma Giuliana proprio non sa stare ferma. Ne aprirà un’altra, sempre a Latina, in Piazza Moro: la terrà fino al raggiungimento della pensione.
L’incontro con Giuliana
Dopo un breve colloquio telefonico, incontro Giuliana in un bar del centro. La mattina ama fare colazione con calma e leggere i quotidiani, senza occhiali: <<Ci sento poco ma ci vedo benissimo>> tiene a precisare.
Giuliana, ormai sono anni che hai smesso di lavorare, come trascorri il tempo?
“Leggo libri, gioco a burraco con gli amici, vado a ballare e quando posso, viaggio. Ho sempre amato viaggiare”
Che ricordi hai del Venezuela?
“Ho dei cari ricordi. Io e mio marito abbiamo vissuto da emigranti i primi cinque anni da sposati. Oltre a non esserci arricchiti, soffrivamo di nostalgia, così lo convinsi a tornare in Italia. Solo chi ha vissuto da emigrante può capire cosa si prova. E quando rivedo le foto di mio marito in tuta da lavoro mi commuovo, perché so quanto sudore abbia buttato in quell’officina di Maracay, dove inizialmente ci dormiva pure”
Per questo avete ospitato tante persone nella vita?
“Sì, abbiamo ospitato tante persone, Alcuni erano rifugiati al campo profughi, dormivano lì, ma venivano a mangiare da noi. Però abbiamo ospitato anche per il solo piacere di ospitare. Oggi posso dire che ho ricevuto più di quello che ho dato”
Di Latina cosa pensi?
“Penso che a Latina si viva molto bene. Certo, quando sono arrivata settant’anni fa ho faticato ad ambientarmi, alcune persone, quando parlavano, neanche le capivo e loro non capivano me. Poi ero abituata a clienti importanti. Una volta il regista Orson Welles, venne a ritirare i panni puliti, ed erano parecchi. Io li presi tutti, ma quando se ne accorse mi venne incontro e me li tolse di mano, dicendo che per me erano troppo pesanti. Comunque Latina non la cambierei con nessun’altra città, pur essendo orgogliosamente romana”
Giuliana insieme ai suoi fratelli e sorelle
Nonostante sia una donna determinata, Giuliana si è commossa diverse volte mentre la intervistavo. Soprattutto quando abbiamo parlato del suo periodo da emigrante, che l’ha decisamente segnata, ma anche formata. Credo dipenda proprio da tutto ciò, che la figlia Emanuela si sia tanto appassionata alla storia degli emigranti, in particolare quelli del campo profughi di Latina, tanto da farne un documentario ed un libro.
Giuliana e Alberto con i loro quattro figli
: Mauro, Emanuela, Antonella e Adriano
Ah, dimenticavo: Giuliana guida ancora e a gennaio compirà novantatré anni, ma non preoccupatevi, ci vede benissimo… sicuramente meglio di me.
Grazie a Emilio e Giuliana per questo bellissimo spaccato di romanitá a latina