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Anna Menin, la signora del chioschetto di Piazza Dante

A Latina il nome delle piazze viene sempre accostato a qualcos’altro. Ad esempio: Piazza del Popolo, alla fontana con la palla. Piazza della Libertà, alla Prefettura e alla Banca d’Italia, ma Piazza Dante è diversa. Per noi latinensi è solo “La scuola”, la prima scuola elementare e d’infanzia della città. Venne costruita nel 1932, quando fu fondata Littoria. Quasi tutti i cittadini di Latina, e prima ancora di Littoria, hanno varcato la soglia di quell’istituto scolastico. Maestre, maestri, genitori, nonni e bambini si sono alternati in questi novantuno anni di storia. In quella piazza c’è anche un cippo monumentale donato dalla città di Treviso a Littoria nel 1933, e un mezzo busto raffigurante il dottor Vito Fabiano, uno dei primi medici giunti nell’Agro Pontino. Inoltre vi è un chiosco bar e un chioschetto di cartolibreria dove la signora Anna Menin continua a servire intere generazioni.

Ricordate il vostro primo giorno di scuola in prima elementare? Bene, adesso cercate di immaginare il primo giorno di una prima elementare del 1932 a Littoria, anzi del 1933, perché quando fu inaugurata la città era il 18 di dicembre e per i bimbi già aria di vacanze natalizie. Maestri e maestre faticarono non poco a comprendere e farsi comprendere da quei bambini che parlavano dialetti diversi. Ci volle un bel po’ di tempo e un grande lavoro da parte degli insegnanti.

1932 Littoria: la scuola di Piazza Dante vista dal balconcino della torre comunale. Foto inedita gentilmente concessa da Mauro Corbi

La scuola, realizzata ai tempi della fondazione di Littoria, fu uno dei primi edifici costruiti. Intitolata inizialmente al Sommo Poeta Dante Alighieri e poi, nel 1937, con apposita delibera del podestà, intitolata a Domenico Aratari: centurione della MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale), caduto in Africa Orientale ed insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare. Negli anni sessanta ancora un cambio: viene intitolata a Oddino Montiani, letterato ed ispettore ministeriale delle scuole elementari. Quella dell’infanzia, invece, a Mariele Ventre, direttrice del coro dell’Antoniano di Bologna.

Retro del chioschetto di Anna Menin, con il cippo monumentale donato a Littoria dalla città di Treviso nel 1933

Nonostante tutte queste intitolazioni che si sono succedute, i latinensi continuano a chiamarla: <<Scuola di Piazza Dante>>, un po’ come succede in altri luoghi della città. Mi vengono in mente i giardinetti e le case popolari, oggi parco Falcone e Borsellino e quartiere Nicolosi. Cambiano le intitolazioni, ma i cittadini continuano a chiamare quei luoghi, come sempre li hanno chiamati.

Il chioschetto di Anna Menin e la scuola di Piazza Dante

Nella piazza oltre al cippo monumentale, dove è inciso il nome di fondazione della città, ci sono tre chioschi di cui uno è chiuso, mi pare vendesse fumetti. Nel più grande c’è un bar, appartenuto ai fratelli Scibilia che ho già raccontato tempo fa e nell’altro, più piccolo, una cartolibreria, dove da oltre quarant’anni la signora Anna Menin, è punto di riferimento per tutti quelli che, dalla fine degli anni settanta, hanno portato i propri bimbi in quella scuola.

Il chioschetto di fumetti chiuso diversi anni fa

Anna Menin e il suo chioschetto da oltre quarant’anni

Anna Menin nasce a Latina il 14 gennaio 1948, seconda di tre figli. Il papà, Primo, è veneziano e la mamma, Ester, è trevigiana. Sono arrivati subito dopo la bonifica. La famiglia di Primo vive in un podere di Borgo Piave e quella di Ester a Borgo Sabotino. Anna, subito dopo la terza media, per necessità, inizia a lavorare nella libreria La Scolastica della famiglia Forghieri. Fa un po’ tutto: bada alle bambine, sistema i libri, fa le pulizie. Tra lei e quella famiglia si instaurerà un rapporto di grande stima reciproca.

Divenute grandicelle le bambine, Anna trova lavoro in una profumeria del centro, quasi di fronte al Palazzo M. la profumeria è di Amedeo Zarfati e della moglie Batia. Vendono anche all’ingrosso, ma la loro idea, essendo ebrei, è quella di trasferirsi prima o poi in Israele, a Tel Aviv. Con loro lavorerà circa tre anni, ma prima di rimanere senza lavoro, riesce a trovare posto, come cassiera, nel grande distributore Agip del signor Aldo Cirilli. Intanto Flavio Forghieri, suo primo datore di lavoro, nel 1965 rileva un chioschetto di cartolibreria in Piazza Dante, dalla famiglia Di Pofi, aperto nei primi anni sessanta.

Siamo alla fine degli anni sessanta. Un giorno si presenta a casa di Anna suo cugino, accompagnato da un amico, Enrico Lucconi, di origini lepino-marchigiane. Lei ha la febbre, ma quel ragazzo la colpisce molto, e sboccia subito l’amore. Nel 1970 diverrà suo marito e avranno tre figlie, Fernanda, Stefania e Anna Rita. Ma la vita purtroppo riserva anche dolori. Nel 1971 suo fratello Fernando, di appena diciotto anni, mentre percorre la via del cimitero, per tornare a casa, perde il controllo della sua Vespa e va a sbattere contro l’unico palo collocato sul ciglio della strada. Purtroppo per lui non ci sarà più nulla da fare.

La prima figlia la chiamerà Fernanda, proprio per ricordare quel fratello venuto a mancare così giovane. Nella metà degli anni settanta, Anna inizia a frequentare Piazza Dante per accompagnare la figlia a scuola. Lì ritrova il signor Forghieri intento a lavorare nel suo chioschetto. Dopo la nascita della seconda figlia, la mattina si ferma ad aiutarlo nelle vendite. Lo farà anche dopo la nascita della terza figlia. Nel 1980 Forghieri, per riconoscenza, gli lascia quella piccola attività. Da quel momento Anna manderà avanti da sola quel chioschetto, che poi verrà spostato sul lato opposto per problemi di viabilità.

La gentilezza e la pazienza di Anna

Sono passate infinite generazioni e la signora Anna è sempre in Piazza Dante. L’ho conosciuta quando ho iniziato a portare mia figlia a scuola d’infanzia. Mi ha subito colpito la sua gentilezza e l’infinita pazienza che ha con i bambini, sempre indecisi per la scelta dei quaderni, penne, matite e colori. Ora i miei figli sono cresciuti, fanno le superiori, ma ogni tanto passo da lei a comprare qualcosa: una penna o un quadernone  che uso per scriverci le mie interviste. E proprio nelle ultime volte che sono andato, mi è venuta voglia di conoscere la sua storia e quella del piccolo chioschetto, la Cartolibreria il Mappamondo.

Mentre sto per intervistarla arriva una cliente per comprare una ricarica di una penna. Poco dopo ritorna per sostituirla, Anna con il solito sorriso le rende i soldi. Nel frattempo passa la maestra Cinzia e poi la maestra Dora, maestre dei miei figli. Insomma un luogo vivo, nonostante sia minuscolo. Sembra quasi impossibile sia sopravvissuto nell’era dei grandi centri commerciali e di Internet.

Signora Anna, cosa vende oltre la piccola cancelleria?

“Vendo testi scolastici per le elementari”

Lei ha visto passare intere generazioni, le capita di incontrare qualche ragazzino ormai adulto?

“Mi capita spesso, ma il bello è che sono loro che mi riconoscono e a me fa molto piacere. Io non potrei: ormai sono diventati grandi e portano a loro volta i figli a scuola”

Lei potrebbe starsene a casa a godersi la pensione, come mai non molla?

“Non sono il tipo da rimanere a casa a fare la casalinga, le mie figlie vorrebbero, ma io qui mi sento viva, sono a contatto con i bambini, i genitori e le maestre E poi, in fondo, apro solo la mattina in orario scolastico. Quindi di tempo per me ne ho abbastanza”

Quali sono i prodotti che vende di più?

“Sono i quadernoni e i libri per le scuole elementari. Ma prima o poi anche questo mercato è destinato a finire, quando le scuole saranno attrezzate con i computer”

Suo fratello Fernando morì giovanissimo, e l’altro fratello maggiore?

“Mario è venuto a mancare nel 2003. Lo chiamavano tutti Marietto ed era molto conosciuto perché aveva lavorato tanti anni nella ferramenta della famiglia Donati”

Questa piazza è tranquilla?

“Di giorno è tranquilla, ma la sera un po’ meno. Quando apro la mattina, spesse volte, nelle aiuole trovo le siringhe. Ho trovato anche la mia vetrina crepata. È un dispiacere perché questa piazza è bellissima. Ci vorrebbe una telecamera per porre un freno agli atti vandalici”

L’insegna del piccolo chioschetto. Si può notare il vetro rotto dai vandali notturni

Ho fatto le elementari alla Teti, vicino le vecchie autolinee, ma i miei amici quasi tutti nella scuola di Piazza Dante e un po’ sono stato invidioso, lo confesso. Ringrazio la signora Anna, per avermi donato la sua storia… che è anche un po’ la nostra con il suo chioschetto.

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