Quando l’Agro Pontino era ancora terra di fango e zanzare, e gli operai della bonifica erano i nuovi pionieri d’Italia, un giovane ragazzo percorreva quelle strade sterrate con un carretto trainato da un cavallo, colmo di arance profumate. Arrivava da Fondi e si chiamava Salvatore Marrocco. Vendere frutta fresca a quegli uomini stremati dal lavoro, fu il primo passo di una storia che avrebbe lasciato il segno. Stabilitosi a Borgo Sabotino, Marrocco non si limitò a piantare radici: coltivò sogni. E quei sogni li fece danzare, aprendo il “Canneto”, una delle prime balere della città. Un luogo dove la gente ricominciò a sorridere, a ballare, e a sognare un futuro migliore… d’altronde il boom economico era appena cominciato.
Avevo proprio voglia di scrivere un racconto sulla leggerezza che si respirava negli anni Cinquanta e Sessanta, dopo la pesantezza della guerra da poco terminata. Resto sempre affascinato da queste storie. Quando mi vengono raccontate, è come se le vivessi anch’io. Mi vengono in mente i film girati a Roma, dove si ballava spensierati in Poveri ma belli, Vacanze romane, e tanti altri. C’era un’aria nuova, un’atmosfera magica, che iniziava a nascere anche a Latina, tra la polvere della ricostruzione e le speranze.

Borgo Sabotino: il "Canneto", una delle prime balere di Latina aperta da Salvatore Marrocco
Questa storia nasce proprio da un incontro, con le amiche Simonetta e Marianna Scuderi. Di loro ho raccontato il papà, e così, intrecciando memorie e affetti, sono arrivato a conoscere anche la storia della famiglia Marrocco. Perché la loro mamma, Anna Maria, è la prima figlia di Salvatore Marrocco. E da lì, come spesso accade con le storie vere, i fili si sono uniti, le epoche si sono sovrapposte, e tutto ha iniziato a prendere forma. Il racconto parte dagli anni Venti, quando la bonifica integrale dell’Agro Pontino era appena cominciata.
Salvatore Marrocco e quel carrettino di arance per gli operai della bonifica

Salvatore Marrocco nasce a Fondi il 19 aprile del 1915, primo di sette figli. Suo padre, Gerardo, è un commerciante di agrumi e custode di un terreno di un signore altolocato della zona; la madre, Vincenza La Rocca, si occupa della casa e della numerosa prole con quella forza tipica delle donne dell’epoca. Grazie all’attività del padre, la famiglia Marrocco è considerata agiata, o quanto meno serena, in un tempo in cui bastava poco per distinguersi dalla miseria. Ma nonostante questo, la vita di Salvatore non conosce scorciatoie.
Dopo aver terminato appena la terza elementare, Salvatore è costretto a lasciare la scuola per aiutare il padre nel commercio. Ancora bambino, inizia a girare tra mercati e campagne con i cestini di arance: è lì che impara il valore del lavoro e il peso delle responsabilità. Quando prende il via la bonifica integrale dell’Agro Pontino e la notizia arriva anche a Fondi, lui ha appena undici anni, ma essendo cresciuto presto è già svezzato e responsabile.

Salvatore Marrocco con la moglie Pina Ceci
Salvatore non perde tempo: con il suo carretto pieno di arance, trainato da un cavallo, raggiunge spesso le zone paludose per vendere il suo carico agli operai impegnati nei duri lavori di prosciugamento. Sono uomini venuti da ogni parte d’Italia, E tra una cesta d’agrumi e una battuta in dialetto, Salvatore inizia inconsapevolmente a tessere il primo filo del suo destino. È un instancabile lavoratore, alterna i mercati dei paesi vicini alle zone della palude; quando torna a casa il suo carretto è sempre vuoto perché è un abile venditore.

Pina Ceci
Salvatore ha ventidue anni, quando conosce Pina Ceci, una bella ragazza di soli sedici anni, nata ad Alatri ma cresciuta a Sezze. Si incontrano tra i banchi del mercato, dove il padre di lei, Angelo Maria, vende vasi e oggetti di coccio. I due si piacciono subito, e Salvatore, deciso nelle sue intenzioni, chiede la mano di Pina. Ma il padre, nonostante sia amico di Gerardo si oppone: “è troppo giovane e senza dote”, dice al ragazzo.

Salvatore e Pina
Approfittando di un giorno di festa, mentre Angelo Maria è fuori con il suo banco, Salvatore e Pina decidono di fuggire insieme. Una fuitina in piena regola, un gesto coraggioso che mette tutti davanti al fatto compiuto. E così, tra sorpresa e rassegnazione, inizia la loro vita insieme. È il 1938 quando i due si sposano e si stabiliscono a Littoria, precisamente a Borgo Sabotino, nel podere ONC 920. La loro esistenza sembra prendere forma tra lavoro e speranze, ma il destino ha altri piani. Due anni dopo, Pina resta incinta proprio mentre l’Italia entra in guerra.
La guerra
Salvatore viene richiamato alle armi con il grado di sergente. Per lui comincia un’odissea che lo porterà fino al fronte orientale, nella tragica campagna di Russia. Nel frattempo Pina, incinta e sola, è costretta ad abbandonare il podere colpito dai bombardamenti. Trova rifugio al Procoio, un caseificio dell’Ottocento. Purtroppo una bomba scoperchia anche quella sistemazione di fortuna.

Salvatore e Pina festeggiano un loro nipotino
Il fattore le offre di trasferirsi in un’altra abitazione, ma le intenzioni sono tutt’altro che innocenti. Pina però, nonostante la giovane età, non è un’ingenua. Capisce subito e lo mette al suo posto, con il coraggio di chi sa difendersi anche in tempi duri. A darle una mano, sarà il direttore delle poste del borgo, Edmondo Santesarti, che fa convocare Pina dal podestà. Colpito dalla sua storia, ordina di dare un tetto alla signora, anche in considerazione della gravidanza. Troverà accoglienza, sempre al borgo, dalla famiglia di Basilio Campanari.

Pina con il figlio Guerino
Nel 1943, fortunatamente, Salvatore riesce a tornare a casa, ma la guerra lascia ferite profonde: per tutta la vita porterà, sotto i piedi, i segni del gelo patito sul fronte russo, a causa delle scarpe inadatte a quel terreno ghiacciato. Con la fine del conflitto, per Salvatore e Pina inizia una nuova esistenza. Alla piccola Anna Maria, si aggiungeranno Guerino, Luciana, Enzo, Maurizio, Tiziana e Massimo.
Il Dopoguerra e la centrale nucleare

Salvatore si rimette subito in moto. Nel 1949, con delle cassette di caramelle, costruisce una baracca e apre un dopolavoro ENAL, primo centro di ritrovo del borgo. L’anno dopo inaugura anche un distributore di benzina. Insieme al fratello Gerardo costruisce una palazzina con dei negozi al piano terra. In seguito, proprio lì, aprirà una delle prime balere di Latina. Il fratello, invece, emigrerà in Canada. Nel 1954, Salvatore acquista un televisore, e il 26 ottobre invita tutto il borgo ad assistere in diretta alla liberazione di Trieste.
Un gesto semplice ma carico di significato: la comunità si ritrova, unita, davanti a un futuro. Acquista anche una palazzina dove nascerà il Cinema Marrocco. Il suo pensiero è sempre rivolto alla famiglia, ma anche agli altri. Per questo è stimato da tutti. Nonostante i tanti impegni, trova anche il tempo di raccogliere il latte nelle stalle della zona e rivenderlo alla Locatelli nella sede di Cisterna di Latina. Tutte queste attività, che conduce, portano nella sua zona benessere e posti di lavoro.

Salvatore diventa così un punto fermo nella vita di Borgo Sabotino, in un tempo di grandi trasformazioni. Intanto iniziano i lavori per la centrale nucleare, e il borgo si anima: centinaia di operai, tecnici e ingegneri inglesi lo frequentano ogni giorno, portando lavoro e nuove opportunità per tutti. La centrale nucleare, tra le più potenti d’Europa, sarà pronta nel 1962.
Salvatore Marrocco: il “Canneto” e L’epoca della disco con il “Dada” e l’“Insomnia”
Sono arrivati gli anni Sessanta: il boom economico si è affacciato anche in provincia. la gente ha voglia di divertirsi e Salvatore lo percepisce. Apre, nel 1964, una delle prime balere della provincia: il “Canneto”. Inizialmente è all’aperto. Le varie orchestre si alternano nelle calde serate estive. Il liscio domina la pista, sempre affollata. Con il tempo il Canneto si sposta al chiuso, affiancato da una sala banchetti. Ma anche la musica cambia: alla fine del decennio arrivano le prime sonorità beat.

Borgo Sabotino: ingresso del Canneto e vai con il liscio
Le discoteche stanno arrivando anche in Italia, e Salvatore lo capisce al volo. Così, accanto al Canneto, nasce il Dada: i più grandi continuano a ballare il liscio, mentre i giovani scoprono la disco music. Salvatore, non più giovane, si affida all’energia instancabile della moglie Pina e all’aiuto dei figli, ormai cresciuti. Nei suoi locali passano nomi che faranno la storia della musica italiana: i Pooh, Peppino di Capri, Franco Califano, Riccardo Fogli, Wess e Dori Ghezzi, i Cugini di Campagna, Raul Casadei e molti altri.

Borgo Sabotino: al centro il giovane Franco Califano al Canneto
Il lungimirante e visionario Salvatore Marrocco si spegne il 26 agosto 1996. Ma prima avrà il tempo di vedere nascere la sua ultima creatura: l’Insomnia, aperta nel 1990 e affidata ai figli Maurizio e Massimo. Una discoteca moderna, che a Latina farà tendenza e segnerà l’ultima tappa di un percorso iniziato con un carretto di arance.
L’incontro con Anna Maria Marrocco
L’appuntamento con Anna Maria Marrocco è nella galleria d’arte OmniArt, uno spazio curato dalla figlia Marianna. Oltre a raccontarmi con passione la bella storia di suo padre, le rivolgo una domanda inevitabile:
Signora Anna Maria, come ricorda i suoi genitori?
“Mio padre lo ricordo come un grande lavoratore. Con noi figli era molto esigente, ma sapeva anche darti grandi soddisfazioni. Era più morbido rispetto a mia madre, che invece era una donna molto battagliera, però anche molto rigida.”

Salvatore e Pina in una delle ultime meritate vacanze
A Borgo Sabotino, ancora oggi, c’è chi ricorda il suo nome con rispetto e affetto. Perché, se è vero che i pionieri costruiscono i luoghi, è altrettanto vero che sono i sognatori a dare loro un’anima. E Salvatore Marrocco, quell’anima, l’ha fatta ballare.
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