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Francesco Paolo Martelli: l’artista pontino tra pittura, lutti e rinascite

La storia che vi sto per raccontare è un turbinio di emozioni, tinte di mille colori, che spero vi coinvolgerà così come ha coinvolto me. È la storia di un artista che non ha mai frequentato accademie o scuole d’arte: il suo unico vero banco di scuola è stata la strada. E non in senso figurato. Per anni ha indossato l’uniforme da vigile urbano, osservando la vita scorrere, immerso nel caos quotidiano e nell’umanità brulicante. È lì che ha imparato ad assorbire i dettagli, a dare forma all’emozione. Oggi, anche se il tempo comincia a pesare, la pittura di Francesco Paolo Martelli rimane travolgente: un’esplosione vibrante di luce e sentimento. Autodidatta, sì, ma con una voce artistica inconfondibile, affinata giorno dopo giorno sul campo, pennellata dopo pennellata, vita dopo vita, tra lutti e rinascita.

Ci sono persone della mia città a cui mi lega un affetto profondo. Ed è proprio per questo che trovo più difficile raccontarle: il timore di non riuscire a restituire, attraverso le parole, tutte le emozioni che portano con sé. Tra queste, c’è senza dubbio Francesco Paolo Martelli, artista di lungo corso e figura di spicco di quella prolifica corrente creativa degli anni ’70 di Latina. Con Paolo condivido ricordi intensi, alcuni pieni di luce, altri dolorosi. Ma voglio iniziare da quelli che custodiscono un fondo di leggerezza.

Francesco Paolo Martelli a quattro anni

Negli anni Settanta ero un adolescente, e con gli amici passavamo i pomeriggi in motorino, sempre in due, cosa allora assolutamente vietata. I vigili urbani, che noi chiamavamo con un certo timore “i Pizzardoni”, pattugliavano le strade su delle potenti Moto Guzzi. Il solo rombo del motore bastava a farci drizzare le orecchie e a metterci in fuga. Se ti prendevano, erano guai. Tra loro c’era l’accoppiata Petitti-Bastonini temuti come un incubo a due ruote. A volte Bastonini si alternava con il vigile Martelli.

Francesco Paolo Martelli con la mitica "Moto Guzzi" dei vigili urbani

Di Martelli avevo meno timore: potevo vantare l’amicizia con suo fratello Renato, mio compagno delle elementari. Ma Paolo lo incontravo spesso anche nella rosticceria della moglie Filomilla Bizzarri, Il Saraceno. Per me e il mio compianto amico Gianni Pugno era una vera e propria tappa obbligata. Nei freddi pomeriggi d’inverno degli anni Settanta ci fermavamo a mangiare i calzoni; ricordo ancora il loro profumo. Un altro bel ricordo è la sua mostra personale ospitata nella galleria d’arte di mio padre, “L’Approdo” nel lontano 1984.

Francesco Paolo Martelli da Tripoli a Latina

Francesco Paolo Martelli nasce a Tripoli il 2 novembre 1946. È il primo di due figli; il secondogenito, Renato, verrà alla luce in Italia tredici anni dopo. I genitori, Privato e Adina, entrambi di origini abruzzesi coltivano terreni assegnati in concessione dal governo fascista negli anni Trenta, nella zona di Tigrinna, a circa novanta chilometri da Tripoli. È quella la comunità del primo villaggio agricolo coloniale italiano in Libia: un frammento d’Italia trapiantato nel deserto, dove la famiglia Martelli coltiva tabacco.

In Libia Paolo trascorre un’infanzia serena, coccolato dai genitori e dal nonno che gli insegna a fare le sigarette con le foglie di tabacco coltivate nei campi. Frequenta le scuole elementari, ma a metà degli anni Cinquanta la situazione per gli italiani si fa difficile. Così, nel 1958, la famiglia Martelli è costretta a lasciare la Libia e viene accolta nel campo profughi di Aversa, dove Paolo frequenta le scuole medie. Solo quattro anni dopo riescono ad avere una casa popolare in via Cavour a Latina: un nuovo inizio, carico di incertezze e speranze.

Il giovane Francesco Paolo Martelli a Latina

A sedici anni Paolo comincia la sua vita lavorativa al bar Noce, vicino al distretto militare, poi come cameriere al ristorante Villa Mimì in via Isonzo. Non lontano c’è la pizzeria e trattoria “Dal Saraceno” di Renato Bizzarri, noto per le sue specialità marinare. Ai tavoli serve la figlia quattordicenne Filonilla, detta Lina: è veloce, sorridente e piena di vita. Paolo la nota subito e se ne innamora. Il padre, attento, si accorge dello sguardo del ragazzo e lo mette alle strette: «Che intenzioni hai?». Le intenzioni, Paolo le ha chiarissime. E sono più che serie.

Francesco Paolo Martelli con la moglie Filonilla (Lina) Bizzarri

Proprio in una saletta di quella trattoria, mentre Lina serve ai tavoli, Paolo comincia a disegnare: così nasce, quasi per caso, il suo primo contatto con l’arte. Nel 1969 i due giovani si sposano: avranno tre figli, Manuela, Giorgio e Francesca. Nel 1970 viene assunto all’hotel Europa, dove, grazie alla sua esperienza, diventa maître di sala. Ma i ritmi sono estenuanti. Un cliente dell’hotel, con cui stringe amicizia, lo iscrive a un concorso per vigili urbani provvisori. Nell’estate1972, Paolo viene selezionato e inizia la nuova avventura sul lungomare di Latina.

Opera vincitrice del premio "Porticato Gaetano" premiata dal Presidente della Repubblica

Francesco Paolo Martelli da principio all’arte

L’anno successivo Paolo lascia definitivamente il lavoro all’hotel Europa. Con la nascita del secondo figlio ottiene il posto fisso nei vigili urbani. Ma l’arte torna a bussare alla sua porta. Un giorno, in un’osteria di Nettuno, città d’origine di Lina, nota alcuni quadri appesi alle pareti, dipinti dal proprietario. È una scintilla. Lina se ne accorge e, con discrezione e amore, gli regala colori, tele e pennelli. Da lì inizia tutto. La frequentazione con altri artisti pontini, giovani e anziani, lo rende sempre più consapevole: la pittura è la sua vera strada.

Il Circeo visto dal pittore Francesco Martelli

Negli anni Settanta, dopo aver esposto in diverse collettive, Paolo sente che è arrivato il suo momento. Nel 1981 tiene la sua prima mostra personale alla galleria d’arte Michelangelo, in via Emanuele Filiberto: da artista, è la sua prima grande emozione. I suoi quadri sono, paesaggistici e figurativi. Nel 1984 arriva un’altra tappa importante: una personale nella galleria L’Approdo, fondata da Pasquale Andreoli, in Corso della Repubblica, proprio di fronte al Palazzo M, uno spazio d’arte progettato dal designer Tonino D’Erme.

Latina: installazione "Pagine di storia" collocata a Largo Locatelli, dedicata a tre carabinieri uccisi a Fiesole dai nazisti

La vita di Paolo tra miracoli e perdite drammatiche

A Latina, il 22 marzo 1978, il vento è fortissimo. Sopra la Standa svetta l’insegna del Messaggero. Paolo, il collega Franco Bastonini e l’amico Alvaro Coppetelli stanno passando proprio lì sotto quando, all’improvviso, l’insegna si stacca e precipita. Alvaro muore, Bastonini resta gravemente ferito. Paolo viene solo sfiorato: è un miracolo. Ma nove anni dopo, una nuova tragedia segna profondamente la sua vita. Suo fratello Renato si ammala di depressione, una malattia allora poco compresa.

Paolo assiste impotente al suo lento declino, fino a quel terribile 25 luglio 1987, quando Renato decide di farla finita. Paolo si rifugerà nella pittura: in quel periodo le sue tele parlano di rabbia e smarrimento. Ma su di lui e Lina incombe un’altra ferita, ancora più innaturale e devastante: la perdita del loro amato figlio Giorgio, appena diciottenne.

Renato Martelli: fratello minore di Paolo venuto a mancare nel 1987

È il 14 giugno 1991. Dopo una mattinata passata con i genitori, Giorgio decide di andare al mare con gli amici: la scuola è finita, l’estate è alle porte. Una partita a racchettoni e poi un tuffo al mare che si trasforma in tragedia. Un malore improvviso; saranno inutili i tentativi di rianimarlo. Paolo trova rifugio nell’arte. Da quel dolore nasce una forza nuova: le sue opere diventano astratte, materiche. Si avvicina anche alla scultura. È lì, tra i colori e le forme, che impara a convivere con l’assenza, un assenza che nelle sue opere si trasforma in presenza.

Giorgio Martelli l'amatissimo figlio di Paolo scomparso nel 1991

La pittura di Francesco Paolo Martelli diventa internazionale

Da quel maledetto 1991, l’arte di Paolo si apre al mondo. Espone anche all’estero: Russia, Mordovia, Polonia, Irlanda, Brasile, Francia, Svizzera e in Svezia dove in un albergo sono esposte le sue opere. Oltre a numerose mostre personali in Italia e nel territorio pontino, ottenendo importanti riconoscimenti. Tra le sue opere più significative c’è anche una installazione commemorativa dedicata ai tre carabinieri uccisi dai nazisti a Fiesole, nel 1944, dal titolo “Pagine di storia”, posizionato in Largo Pietro Antonio Locatelli a Latina.

Opera di Francesco Martelli dedicata al figlio Giorgio "Verso l'alto" esposta nel museo di Valvisciolo

Un’altra importante mostra personale la terrà nella galleria d’arte Spazio Comel, intitolata “Blister” per rimarcare l’importanza delle medicine che permettono a tutti di andare avanti. Un’altra, invece, la realizzerà al Garage Ruspi, luogo moto ambito dagli artisti pontini. Oggi Paolo Martelli combatte coraggiosamente contro il cancro, l’ennesima sfida della sua vita.

Francesco Paolo con i suoi storici amici artisti: Antonio Farina e Giuseppe Coluzzi

L’incontro con Francesco Paolo Martelli

L’appuntamento è a casa di Paolo, dove mi accolgono lui e sua moglie Lina. Le pareti parlano subito per loro: ovunque quadri, colori, memoria. C’è una parete interamente dedicata agli artisti pontini, segno evidente della sua generosità e della profonda stima che nutre verso i colleghi d’arte. Un gesto che dice molto più di tante parole.

Insomma, Paolo o Francesco? È un dilemma che mi accompagna da sempre

“Sulle opere mi firmo Francesco, ma a casa e tra gli amici più stretti sono Paolo. Solo quando io e Lina litighiamo, lei mi chiama Francesco”

Paolo, stai combattendo contro un mostro; oltre alle cure, come combatti questo momento delicato della tua vita?

“Ho una grande fede che mi dà la forza: ringrazio il Signore che mi ha donato l’amore per l’arte. Solo quando dipingo non penso alla malattia. Poi dopo tutte le malattie che ho passato credo di avere un angelo custode: mio fratello Renato”  

Francesco Martelli con il suo "Cristo della salvezza"

E forse non è solo Renato a vegliare su di lui. Anche Giorgio, il figlio amatissimo, che aveva iniziato a dipingere i suoi primi quadri. È come se quel filo d’arte, nato per caso in una saletta di trattoria, oggi si fosse trasformato in una forma di memoria. Un’eredità che vive nelle opere di Francesco Martelli… che io continuo a chiamare Paolo.

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