Umberto Migliorin: la storia del calzolaio di via Filiberto a Latina

Umberto Migliorin: la storia del calzolaio di via Filiberto a Latina

Nel cuore di ogni città, spesso nascosti tra le vie più tranquille, ci sono mestieri che sembrano appartenere a un’altra epoca, ma che continuano a resistere al passare del tempo e alle diavolerie della modernità. Uno di questi è il calzolaio, un artigiano che, con le sue mani esperte, dà nuova vita a scarpe e stivali. In un mondo sempre più dominato dalla produzione in serie, il calzolaio è un custode di quel sapere antico e di quegli odori di colla e cuoio che ti fanno tornare bambino. Il calzolaio, di cui vi sto per raccontare si chiamava Umberto Migliorin, oggi la sua attività prosegue con il figlio Gianfranco. Si spera nella terza generazione.

Ascanio Malgarini: Il genio nascosto di Latina

Ascanio Malgarini: Il genio nascosto di Latina

in questi anni di scrittura sulle storie di Latina, mi sono reso conto che esiste una Latina sotterranea, una Latina Underground, come direbbero gli inglesi, ricca di grandi talenti che merita di essere raccontata. Ci sono personaggi di un tempo, ma anche contemporanei, che continuano a passare inosservati, nonostante siano stati pluripremiati a livello nazionale e internazionale. Tra questi c’è il personaggio di cui vi sto per raccontare: Ascanio Malgarini, regista, designer e supervisore degli effetti digitali. Ricordate le particelle di sodio di Acqua Lete? Le ha inventate lui. Ma non solo quelle…

Giovanni Campagna: la “Serenissima” da Fiume a Latina

Giovanni Campagna: la “Serenissima” da Fiume a Latina

C’è un antico detto che recita: “Tutte le strade portano a Roma”, ma negli anni Trenta tutte le strade portavano a Littoria (poi Latina dopo la guerra), la meta più ambita d’Italia in quegli anni. Il fenomeno continuò anche dopo la guerra, alimentato dall’industrializzazione della Cassa del Mezzogiorno. Latina divenne anche una città di rifugio. I primi ad arrivare furono gli sfollati di guerra, seguiti dagli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati. Poi giunsero i rifugiati dell’Est Europa e, infine, gli italo-tunisini e i libici. Tutti trovarono inizialmente rifugio nell’ex caserma dell’82° reggimento, trasformata in campo profughi. Anche Giovanni Campagna, la moglie Francesca Fiderlè e la figlia Vera, costretti a lasciare Fiume, trovarono rifugio lì nel 1948.

Ferdinando (Pippo) De Caro il pasticciere siciliano che scelse Latina

Ferdinando (Pippo) De Caro il pasticciere siciliano che scelse Latina

La pasticceria è un’arte che sa trasformare ingredienti semplici in piccoli capolavori di gusto. In ogni impasto, in ogni crema, si nasconde un segreto che solo un vero pasticciere sa svelare. Insomma, è un artista che non vede il suo mestiere come un lavoro, ma come una vera e propria vocazione. Le sue mani, esperte nel plasmare dolci, hanno il potere di raccontare storie attraverso ogni ricetta. Ogni profumo che invade la sua bottega si diffonde anche per la strada, diventando tentazione. E per me, che ho la glicemia ai limiti dei valori, non mi resta che accontentarmi del profumo e scrivere per attenuare la mia voglia di una millefoglie. Quindi vi racconto la storia del pasticciere siciliano Ferdinando De Caro, che tutti chiamavano Pippo.