Luca Zavatti: caduto in strada, rinato in campo

Luca Zavatti: caduto in strada, rinato in campo

A Latina, le barriere architettoniche sono come le zanzare d’estate: fastidiose, ovunque, e nessuno sembra davvero deciso a eliminarle del tutto. Luca Zavatti, però, ha imparato a conviverci con entrambe. Ogni mattina si alza, inforca le stampelle, come altri infilano le ciabatte, e affronta la città come fosse un videogioco in modalità “difficile”. Marciapiedi insidiosi persino per i quattrozampe, ascensori rotti “momentaneamente” da tempo… Ma lui ci ride su. “Dove non arrivo con la gamba, arrivo con la testardaggine,” dice sempre. Cinquantasette anni, una gamba sola ma un’ironia che ne vale tre. E mentre si destreggia tra i cantieri eterni del centro e le buche che sembrano crateri lunari, sogna una città dove l’unico ostacolo sia decidere dove andare a giocare a pallone, sua grande passione.

Il dottor Ermanno D’Erme: quando i bambini di Latina nascevano a Sezze

Il dottor Ermanno D’Erme: quando i bambini di Latina nascevano a Sezze

Fino alla fine degli anni Sessanta, la maggior parte dei bambini nasceva in casa. La leggendaria ostetrica Maria Cocco, dal 1934 al 1974, girando casa per casa con la sua bicicletta, fece nascere migliaia di bambini. Poi questa abitudine andò perduta, e i bambini iniziarono a nascere solo negli ospedali o nelle cliniche private, come la San Marco di Latina o in quelle romane. Negli anni Settanta e Ottanta, invece, molti bambini latinensi nacquero nell’ospedale di Sezze, grazie al dottor Ermanno D’Erme, di cui vi voglio raccontare.

Francesco Archimio: da orfano di guerra a professionista dell’arte tipografica

Francesco Archimio: da orfano di guerra a professionista dell’arte tipografica

Il dopoguerra fu tragico per molti bambini; in tanti rimasero orfani. In giro per le grandi città si vedevano ragazzini girare per le strade senza meta con sguardi persi. In nuovo governo italiano e diverse organizzazioni umanitarie tentarono di affrontare quella drammatica situazione. Furono creati orfanotrofi e istituti per ospitarli, e ci fu un intenso lavoro per dare a quei bambini una possibilità di vita migliore. Le organizzazioni come la Croce Rossa, insieme alla Chiesa cattolica e ad altre associazioni caritatevoli, cercarono di offrire protezione e sostegno psicologico a quei bambini, ma la scarsità di risorse rese la situazione ancora più complessa. Questa è un po’ anche la storia che visse Francesco Archimio, il tipografo che arrivò a Latina nei primi anni Cinquanta, dopo anni di collegio durante e dopo la guerra.

Giuseppe Mascetti: la storia del signore della foto accanto a mio padre

Giuseppe Mascetti: la storia del signore della foto accanto a mio padre

Mentre scrivo le storie e guardo le foto in bianco e nero dei protagonisti ho la sensazione di essere lì, insieme a loro. Sono frammenti di vita che un obiettivo rende quegli attimi immortali. L’emozione di una vecchia foto è così forte che ci puoi quasi cascare dentro. Per questo i miei scritti sono arricchiti da immagini del passato, perché rendono il racconto più coinvolgente e più vicino ai protagonisti della storia. Questo che sto per raccontarvi nasce proprio da una foto in bianco e nero, che però mi riguarda da vicino. La trovai dopo la morte di mio padre in un baule di ricordi. Nella foto c’è un signore accanto a mio padre. Ma chi è quel signore? Me lo sono domandato per anni. Alla fine l’ho scoperto: si chiamava Giuseppe Mascetti.